A volte, lo sappiamo, la storia è un po’ noiosa, ma è anche vero che per comprendere meglio il presente è necessario conoscere il passato. Un breve excursus storico ci sarà fondamentale assieme a qualche piccolo aneddoto al fine di avere un quadro completo circa il mondo Prosecco.
Facciamo un tuffo nel passato, un tuffo molto profondo, lungo quasi 2000 anni.
Siamo in epoca romana, più precisamente nella seconda metà del primo secolo dopo Cristo. Qui incontriamo Plinio il Vecchio (23 – 79 d.C.), il quale nell’opera Naturalis Historia (77-78 d.C.) celebrò il vino Pùcinum, per altro decantato per quelle che sembrano essere state particolari virtù di lunga vita: l’imperatrice Livia Drusilla (57 a.C.-29 d.C.), moglie di Ottaviano Augusto (63 a.C.-14 d.C.) morì infatti all’età di 86 anni (età incredibile per l’epoca) consumando quotidianamente questo vino. Queste supposizioni furono poi messe per iscritto anche dal famoso medico Galeno (129 – 216 d.C.), il quale contribuì alla diffusione della fama terapeutica del vino Pucino proseguita poi anche nei secoli successivi.
Questo Pucino venne decantato anche da Cosimo Villafranchi nell’opera Oenologia toscana (Firenze, 1773):
“… nafeeva nelle Colle dell’Adriatico non molto lungi dal Fonte Timavo, piurtofto acerbo che maturo …”.
Ma è solo grazie all’esploratore e scrittore inglese Fynes Moryson (Cadeby, 1566 – 12 febbraio 1630), il quale compì un lungo viaggio nella penisola italiana tra il 1593 e il 1594, che venne utilizzata per la prima volta la parola Prosecco, in riferimento al vino Pucinum. Egli infatti scrisse:
“L’Histria è divisa tra il Forum Julii e l’Histria propriamente detta. Qui cresce il vino Pucinum, ora chiamato Prosecho, assai celebrato da Plinio.”
Nel 1754, Aureliano Arcanti nel poemetto Roccolo Ditirambo affermò: “… ed ora immolarmi voglio il becco con quel melaromatico Prosecco…”
Queste preziose testimonianze fanno presupporre che l’origine della coltivazione del vino Prosecco sia attribuibile alla cittadina triestina di Prosecco, situata a nove chilometri dal capoluogo del Friuli Venezia Giulia.
Lasciamo momentaneamente in sospeso la parte relativa alla geografia ed alla diffusione della coltivazione per concludere il nostro excursus storico con un salto verso ovest, a circa 150 km dalla cittadina di Prosecco.
Una delle zone storicamente vocate alla coltivazione dell’uva è quella dell’Alta Marca Trevigiana, precisamente la zona di Conegliano-Valdobbiadene.
Scrisse infatti il poeta latino Virgilio (70-19 a.C): “Lentae textunt umbracula vites” (le viti flessibili tessono ombre leggere).
Qualche secolo più tardi, Venanzio Fortunato (535-603 d.C), nativo proprio di Valdobbiadene, successivamente vescovo di Poitiers e poi fatto santo scrisse: “Quo vineta vernantur, sub monte jugo calvo quo viror umbrosus tegit sicca metalla” (dove germoglia la vite, sotto l’ala della montagna, nella quale il verde lussureggiante protegge le zone più disadorne).
Nel 1769 venne fondata l’Accademia di Conegliano, una sorta di circolo culturale a tema enologico, costituito da proprietari viticoli ed esperti del settore. Ed è proprio qui, che nel corso di una riunione del 1774, che Francesco Maria Malvolti citò per la prima volta in maniera ufficiale il vino Prosecco, lodandone le qualità; tuttavia egli sottolineò come queste potevano essere esaltate solamente tramite una buona tecnica di vinificazione.
Dall’Ottocento fino ai giorni nostri, i documenti si susseguono in maniera più ricorrente e chiara. Nel 1823, in seguito al Congresso di Vienna, per volere dell’imperatore austro-ungarico, vennero censiti i vigneti della regione a cura del conte di Maniago, il quale redasse un dettagliato catalogo in cui comparve il nome di Prosecco riferito proprio a queste zone.
Nel 1868 venne fondata a Conegliano la Società Enologica Trevigiana per volere di Antonio Carpenè e l’abate Felice Benedetti, nucleo originario della futura Carpenè Malvolti, la prima cantina spumantistica dell’area del Prosecco. Essa aveva lo scopo di promuovere il vino Prosecco, soprattutto in termini qualitativi, esso infatti assumerà connotati fino ad allora mai visti per quanto riguarda la propria purezza.
Enorme contributo a questa selezione si deve al conte Marco Giulio Balbi, il quale, nel suo libretto composto “Per le auspicatissime nozze Bianchini-Dubois” descrisse le proprie coltivazioni che si trovano a metà tra Conegliano e Valdobbiadene a Pieve di Soligo.
“… un quarto delle suddette Pertiche cen.380, non potendosi con esattezza precisare la quantità è tutta a vigneto, che piantai a viti Prosecche, più sicure ed ubertose di ogni altra qualità, e che danno un vino bianco sceltissimo, pieno di grazia e di forza”.
Con il conte Marco Giulio Balbi nacque così la storia moderna del vino Prosecco. Otto anni più tardi, nel 1876 venne fondata la prima scuola enologica italiana, la Scuola Enologica di Conegliano.
In seguito alla Prima Guerra Mondiale, la quale devastò questo territorio, si sentì l’esigenza di creare un’istituzione specifica volta alla ricerca scientifica e capace di risolvere i problemi quotidiani dei viticoltori.
Nacque così, nel 1923, la Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano. Negli anni Trenta del Novecento si delinearono per la prima volta i confini dell’area di produzione del Prosecco; essi corrispondono a quelli che tuttora delimitano la zona del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore. Sempre in questi anni e più precisamente nel 1931, Arturo Marescalchi e Giovanni Dalmasso scrissero “La Storia della vite e del vino in Italia” (Enrico Gualdoni, Milano, 1931). In quest’opera, essi affermarono:
“Vinificato in bianco da un tipo di vino realmente superiore (…) la miglior zona, forse, che in Italia possa dare vini bianchi di giusto tenore alcolico, freschi e di delicato profumo”.
Nel 1962 venne fondato il Consorzio di Tutela del vino Conegliano Valdobbiadene con lo scopo di difendere, promuovere e valorizzare l’immagine del Prosecco sia a livello nazionale che internazionale.
Nel 1969 il Conegliano Valdobbiadene ottenne il riconoscimento del Disciplinare di produzione il quale sancì la nascita ufficiale del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene DOC (Denominazione di Origine Controllata).
Quarant’anni più tardi, nel 2009, esso è diventato DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), il massimo riconoscimento italiano per un vino.
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